Rieccoci con il nostro appuntamento fisso con la psicologa Ilaria Bonora che ogni mese ci parla di argomentazioni interessanti legate al mondo dei bambini e con cui ogni giorno noi mamme ci scontriamo.
Oggi ci parla di autonomia e dipendenza, come aiutare i nostri figli a crescere indipendenti e sicuri di se. Buona lettura, alla prossima! 😉
Pollianna vive ogni secondo della sua vita pensando a suo figlio di 3 anni, così da quando è nato. Vive in relazione a lui, è gelosissima, non riesce a metterlo nel lettino perchè vuole dormire con lui. Quando va a lavorare sta in ansia tutto il giorno perchè il bimbo è a scuola. Il piccolo continua ad addormentarsi solo prendendo “la tetta”.
Nelle ultime settimane Oscar, bambino di 5 anni, è molto attaccato alla mamma. Non vuole stare con nessuno, neppure con suo padre, neppure con nonna che lo tiene quando la mamma va al lavoro. Appena la mamma si allontana inizia a piangere sconsolato e fa i capricci sbattendo i piedi.
Marcellino, ha 2 anni; vuole mangiare da solo con le mani; non vuole aiuto per mettersi le scarpe e sempre al contrario. Appena il papà o la mamma si avvicinano per aiutarlo, e per non perdere tempo lui inizia a strillare e si butta a terra iniziando a sbattere i piedi.
Accettare il distacco è un compito evolutivo difficile e complesso ma assolutamente necessario. E’ doloroso, ma fondamentale per il bimbo piccolo lasciare la mano della mamma per iniziare a camminare da solo. Il bambino ha una predisposizione innata a ricercare la vicinanza di una figura di riferimento che se ne occupi, che gli attribuisca un valore e che faccia da “filtro” tra sè e il mondo. In genere è la madre che da al bambino le cure necessarie: lo alimenta, lo coccola e lo riscalda, lo pulisce e lo cura nel corpo, gli parla e risponde a tutti i suoi bisogni. A un certo punto dello sviluppo inizia il momento della saparazione-distacco. Tale processo inizia già dopo la nascita e continua durante i primi tre anni. Davanti alla separazione dalla mamma, è anche sano e giusto che ci sia una protesta del bambino che rientra in un comportamento tollerante e che conferma il legame di tipo sicuro. Il distacco, le piccole separazioni possono essere inizialmente difficili da affrontare, non solo per il bambino piccolo, ma anche per la mamma. Ad esempio: il ritorno al lavoro dopo il parto e lo svezzamento, per la madre rappresenta l’abbandono non solo di un’abitudine e di un piacere condiviso, di una forte intimità, data anche dall’attaccamento al seno materno. Queste prime fasi sono molto significative e si potrebbe dire che se si è instaurato un buon legame tra madre e bambino, anche successivamente, di fronte alle separazioni il piccolo sa che in quel distacco “non perde la mamma”, perchè interiorizza quel legame e quella fiducia di base. La sicurezza che il bambino riceve rappresenta per lui una “base sicura” che gli eviterà successivamente di cadere in preda all’insicurezza e all’angoscia per la separazione. Soltanto attraverso questo primo processo e grande ostacolo per il bambino, esso potrà progressivamente acquisire fiducia in se stesso, autostima nei propri processi cognitivi, emotivo-affettivi e relazionali e autonomia nelle proprie funzioni sensoriali e motorie. Perchè questo avvenga nel migliore dei modi è necessario che in entrambi i membri della coppia mamma-bambino ci sia questa accettazione reciproca al progressivo distacco o alla necessaria separazione. Infatti, anche la mamma dovrà accogliere la voglia, il bisogno e il desiderio del suo bambino di allontanarsi per conoscere ed esplorare il mondo da solo, dovrà accettare di essere messa da parte; anzi dovrà promuovere e favorire “l’emancipazione” di suo figlio. Solo così potrà favorire lo sviluppo sociale del figlio. In ciò le sarà di grande aiuto la figura paterna. Questa accettazione del processo di distacco la si impara e la si sperimenta da piccoli. Chi non farà questa esperienza da bambino nella più completa serenità familiare, non riuscirà a metterla in scena da adolescente e poi da adulto. Sarà quindi un adolescente che non riuscirà a fare scelte in piena autonomia, cercherà di interpellare i genitori in situazioni dove la loro volontà e il loro desiderio non conteranno più nulla. Questo adolescente sarà poi un adulto che non riuscirà ad accettare il distacco dei propri figli, non riuscirà ad accettare la fine del proprio periodo lavorativo dovuto ad anzianità, non saprà accettare la perdita di una propria persona cara. La tematica del distacco è molto complessa, assolutamente non facile da elaborare, gestire, affrontare e superare e necessiterebbe una trattazione molto dettagliata; ma quello che è qui importante sottolineare è che, non si impara dall’oggi al domani, ma è una pratica alla quale si viene educati, formati e con la quale ci si trova a scontrarsi fin dai primi passi. Se non si riescono ad accettare i distacchi non si potrà neppure abbandonare vecchie parti di sé per scoprirne di nuove, certamente più autentiche e adatte all’età che si sta vivendo, abitando, attraversando.
Il ruolo di un buon genitore è senza dubbio quello di proteggere i figli dai pericoli: nel contempo, però, deve anche saperli accompagnare, fin da piccoli, all’autonomia (nella maniera più adeguata all’età). Ecco alcuni consigli psico-educativi utili per spronare i bambini a vivere al meglio la propria autonomia:
• Favorire l’autonomia quando il bambino è molto piccolo. Utilizzando le giuste metodologie non è mai troppo presto per abituare i bimbi a cavarsela da soli. Ad esempio, con gradualit, si può aiutare il bambino a tenere da solo il suo biberon e allo stesso modo, quando si passa alle posate, è importante che il bambino cominci a prendere “un’autonoma confidenza” con esse il prima possibile, in modo che diventi indipendente. Non bisogna preoccuparsi se all’inizio li maneggia in modo goffo e sporca dappertutto perchè è inevitabile. Non trasmettetegli ansia ma siate fiduciosi: pian pianino diventerà sempre più abile. L’ansia va controllata anche ad esempio, quando il bambino comincia a camminare da solo. Ovvio che inizialmente cadrà parecchie volte ma, quando succede, è importantissimo spronarlo a riprovare, senza scoraggiarlo. Il passeggino va eliminato del tutto una volta che il bimbo ha ormai imparato a camminare piuttosto bene.
Altro esempio è riferito all’autonomia rispetto all’uso del vasino.
• Rendere i bambini protagonisti attivi delle proprie azioni, e non intervenire in continuazione. Un errore che i genitori spesso fanno è quello di sostituirsi ai figli nello svolgimento di attività. Lo si fa per mancanza di tempo o perché sembra la soluzione migliore. Ma è un atteggiamento che nel tempo non porta conseguenze positive. Si rischia di far si che i bambini abbiano la convinzione che gli altri debbano fare le cose al loro posto, e\o con una sorta di pigrizia mentale e fisica che poi sarà molto difficile da togliere. L’atteggiamento più consono sarebbe quello di aspettarsi che il bambino, provando e sperimentando in prima persona, acquisisca gradualmente sempre nuove capacità. Il bimbo deve sentire che i genitori hanno fiducia in lui. Solo così diventeranno adulti responsabili, capaci di destreggiarsi fra le difficoltà della vita.
• Coinvolgere i bambini nello svolgimento delle attività domestiche. Quando i bambini diventano un pochino più grandi, è bene rafforzare le loro autonomie personali, tenendo presente la loro età: vanno spronati a vestirsi e lavarsi da soli, in modo che abbiano sempre meno bisogno dell’assistenza di un adulto. Quando sono un po’ più grandi, è utile coinvolgerli anche nello svolgimento di piccole faccende domestiche come spolverare, aiutare la mamma a cucinare prendendole i cibi dal frigorifero o gli utensili da cucina necessari, apparecchiare e sparecchiare, mettere in ordine la propria stanza. Attraverso lo svolgimento di queste attività, il bambino si sentirà responsabilizzato e avvertirà la fiducia che i genitori ripongono in lui, perché si tratta di attività che lui percepisce ancora molto come “da adulti”. Questo avrà ricadute molto positive sulla sua autostima e quindi sulla sua autonomia.
• Dare loro maggiore autonomia nello svolgimento dei compiti scolastici. In questo caso non bisogna mai sostituirsi a lui, suggerendogli le riposte esatte o facendo i conti di matematica al suo posto ma va spronato a fare da solo: l’unico aiuto utile sono le spiegazioni, nel caso in cui abbia delle difficoltà particolari o non abbia capito come va svolto un compito.
• Non lasciarsi influenzare dalle loro lamentele. Può succedere che i bambini protestino di non saper fare qualcosa e comincino a fare i capricci: spesso si tratta solo di stratagemmi per verificare se i genitori sono veramente convinti delle loro capacità, per cui non lasciatevi ingannare, né intenerire
Guidare i propri figli sulla strada dell’indipendenza può sembrare un’ardua impresa: in realtà non è così difficile come appare. Basta fare un bel respiro, liberarsi delle proprie ansie e imparare ad ascoltare davvero i bisogni dei bambini, che generalmente sono predisposti alla sperimentazione della loro autonomia.