Quante volte ci siamo sentire dire “mamma ho paura”!? Sentiamo cosa ne pensa la psicologa e come dovremmo comportarci per aiutare i nostri bambini senza sminuirli.
“Elsa mamma di Cricchetto mi dice: “Mio figlio di 7 anni ha paura di restare in qualsiasi stanza della casa da solo, compreso il bagno e la camera. Se per qualche motivo resta solo subito corre in un altra stanza dove ci siamo noi. Non so più cosa fare.”
“Dott.ssa mia figlia Lilli di 5 anni ultimamente mostra più paura, soprattutto la sera, anche a girare per casa, si rifiuta di andare a portare le sue cose dall’altro lato della casa perchè ha paura del buio. Il suo comportamento per il resto è sempre lo stesso, sempre allegro. Come posso aiutarla?”
“Mio figlio Hans di 9 anni non riesce ancora a dormire da solo e vuole dormire solo nel nostro lettone. Cosa devo fare? É troppo tempo che andiamo avanti così!?”
Quanti di noi si sono trovati davanti a situazioni del genere oppure ad ascoltare parole dei nostri piccoli come: “Non voglio andare in camera perchè è buio!”, “Ho paura di stare da solo, mamma vieni con me”, ecc… Queste sono esperienze di paura che ogni bambino vive. Al contrario di quello che siamo portarti a pensare sono reazioni utilissime, poiché la paura è un meccanismo di difesa che mette in una stato di allarme l’organismo quando ci troviamo di fronte a qualcosa che sentiamo pericoloso o non conosciamo. La risposta conseguente alla paura può essere l’attacco o la fuga. Le paure sono quindi indispensabili, importanti e molto preziose poiché ci aiutano a riconoscere il pericolo. Per i bambini le paure sono tappe importanti per la crescita, da non alimentare con le paure dei grandi, ma nemmeno ridicolizzare o sottovalutare.
Le paure cambiano in base all’età, nell’infanzia ci si trova di fronte a paure di tipo più irrazionale tipo: mostri, fantasmi, animali, il buio… con la crescita divengono sempre più complesse ed articolate, interessando più da vicino la sfera sociale e relazionale come ad esempio, la paura di apparire inadeguati, (fare brutta figura, sbagliare), paura di essere rifiutati e insicurezza. Il manifestasi o no di tali paure dipende dalle differenze individuali quali il temperamento, l’educazione e le esperienze personali, che possono influenzare sia il manifestarsi delle reazioni di paura che la loro tipologia. Nella prima infanzia (o-3 anni) il bambino sperimenta tutta una serie di paure primarie. Sono le paure che il bambino vive nei primi anni di vita, quando la crescita è tutta una scoperta e un viaggio verso ciò che è ignoto. Sono paure importanti perché potrebbero ripresentarsi anche in età adulta in concomitanza con eventi stressanti, come un lutto, una nascita o un trasloco. Tra le più comuni vi è la paura dell’abbandono. E’ una paura molto antica, che ha radici nella prima infanzia, ed è legata alla “separazione” dalla figura di riferimento. La paura di essere abbandonato aumenta l’insicurezza del bambino soprattutto in quelle “fasi evolutive di passaggio” che coinvolgono inevitabilmente i processi di separazione come ad esempio: l’entrata all’asilo nido o alla scuola materna, i primi viaggi dei genitori senza di lui ecc… “Il gioco del cucù” è uno dei giochi più utili a rappresentare i movimenti di separazione ed a familiarizzare con essi: infatti, la mamma si nasconde e poi riappare oppure si copre e scopre il viso e così per imitazione fa il bambino. In questo modo viene mimato il passaggio dalla paura alla rassicurazione.
Nell’età prescolare (3-5 anni) il bambino comincia ad avere paura di eventi o soggetti esterni e in questi anni comincia a manifestarsi un istinto di auto protezione anche per la propria incolumità: il bambino ha paura di farsi male, di veder uscire il sangue. Tra le paure più comuni vi sono: la paura del buio e della notte; la paura del dottore; la paura degli animali; la paura dei mostri. La notte è intesa come lungo momento di separazione e ciò può attivare sentimenti di abbandono, inoltre si popola di personaggi fantastici, che possono essere in qualche modo legati ad eventi, persone del giorno che hanno spaventato o dato sensazioni di disagio al bambino.
Dai 6 anni in poi subentrano le grandi paure esistenziali e le domande sulla vita, la morte, il sesso: i genitori dovranno rassicurarli fornendo spiegazioni semplici cercando di esorcizzarle.
Infine subentrano le paure sociali: la pubblicità, i cartoni animati, i telegiornali, ma anche il rapporto con i compagni di scuola, il giudizio dei genitori e degli educatori. Questo è’ un momento molto importante affinché il bambino diventi un adulto sicuro di sé e capace di riconoscere e gestire le proprie paure.
I bambini rispetto alle loro paure possono adottare atteggiamenti diversi: alcuni possono parlarne in modo esplicito, altri possono lamentarsi frequentemente e intensamente oppure cercare di mascherarle perché si vergognano. Quando una paura continua nel tempo e quando interferisce con le attività quotidiane, si parla di fobia, in questo caso la paura supera le capacità adattive ed evolutive del bambino. La fobia è all’origine di reazioni molto eccessive e inadeguate, che hanno lo scopo di evitare ogni contatto con l’oggetto o l’evento che crea ansia. La fobia è un vero e proprio disturbo e nel caso via sia questo sospetto è necessario rivolgersi a specialisti del settore come ad esempio uno psicologo e un neuropsichiatra infantile o talvolta anche semplicemente un pediatra.
Il sintomo più comune della paura del bambino è il pallore del viso. Esso è immediato, ma esistono anche altri segnali che possono evidenziare un sentimento di paura: enuresi notturna (il bambino fa la pipì nel letto durante la notte), il balbettare, problemi nell’alimentazione, passività, assenza di curiosità, irritabilità e impazienza, eccessivo attaccamento agli adulti, disturbi del sonno.
Per aiutare i bambini a gestire la paura è importante non ridicolizzarli mai ma rispettare e lodare il bambino quando riesce a superarle. I genitori non devono pretendere troppo ma proporzionare le proprie aspettative alle reali capacità del bambino, aiutandolo a comprendere le conseguenze delle sue azioni cercando di non intimorirlo o caricarlo delle proprie paure, applicando le punizioni in modo coerente.
I comportamenti principalmente da evitare sono:
• Banalizzare le sue paure;
• Forzarlo ad affrontarle “bruscamente”;
• Contagiarlo e coinvolgerlo con le paure dell’adulto;
• Usare l’umorismo perché è uno strumento che attacca e svaluta l’autostima del bambino poiché non è compreso dal bambino almeno fino ai 7-8 anni;
• Utilizzare quei vecchi metodi educativi delle nonne, che ci instillavano paura per renderci obbedienti come “se non mangi arriva l’uomo nero” oppure “se non ubbidisci arriva la strega cattiva”. Queste sono tutte sono tutte frasi da non dire, perchè i bambini non distinguono la realtà dalla fantasia, e possono davvero spaventarsi, se siamo i primi a creare per loro un mondo di mostri e paure. L’educazione deve essere sempre in positivo, e mai in negativo!
• Chiamarlo “fifone” o usare vezzeggiativi simili, poichè una situazione di forte umiliazione provocherà in lui la “paura di avere paura”.
Mentre i comportamenti più utili da adottare sono:
• Aiutarlo ad affrontare la paura in modo “graduale”. La paura è qualcosa di “vero”, quindi mossa da motivi razionali e proprio per questo è necessario fare piccoli passi per superarla;
• Ascoltare le sue motivazioni dando importanza ai suoi vissuti;
• Spiegargli perché una situazione non è pericolosa, riportandogli esempi concreti, idonei alla sua età e legati al suo mondo;
• Tradurre in immagini le sue emozione, per esempio attraverso l’utilizzo di fiabe e racconti;
• Lasciarlo libero di esprime le sue emozioni attraverso il disegno ed il gioco;
• Non mostrarsi né sempre ansiosi né sempre spavaldi, perché i piccoli potrebbero sentirsi soli e inadeguati o al contrario emularci e diventare “spacconi” anche a dispetto dei propri limiti ed emozioni;
• Evitare i confronti: ogni bambino ha i suoi tempi, che vanno rispettati
• Cercare di comprendere se si tratta di una paura o di una fobia, rivolgendosi con fiducia ad un esperto del settore.