Un disegno dice più di 1000 parole

Se uno sguardo dice più di mille parole, il disegno di un bambino può fare altrettanto, basta saperlo interpretare.
Ecco perché oggi la psicologa Ilaria Bonora ci insegna come poter leggere e comprendere i disegni dei nostri bambini, cogliendo dai loro tratti alcune importantissime informazioni sul loro stato d’animo, sulle loro paure e sulle loro emozioni.

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Cosa raccontano i disegni dei bambini?

Oggi invece che alcune domande e quindi, l’utilizzo di parole, ho deciso di dar spazio a colori e linee dei bimbi.
Il disegno rappresenta una importantissima forma espressiva delle emozioni di un bambino: permette al piccolo di liberare sentimenti, ricordi e di parlare senza aver bisogno di parole. Quindi, non dobbiamo avere paura, permettiamo ai nostri bimbi di giocare e nello stesso tempo liberarsi su un foglio. Spesso capita di dare poco peso alle loro “opere” ma è importante osservarle attentamente, e farsi raccontare cosa hanno disegnato perché ci aiuta a conoscere meglio i nostri piccoli.
Premettendo che la simboleggiatura non va presa alla lettera, ma inserita in un’osservazione più ampia (che tenga conto anche dell’età e della maturità del bambino), e che rivolgersi a un esperto se si hanno delle preoccupazioni è la cosa migliore da fare (meglio non improvvisarsi psicologi o grafologi), oggi vorrei darvi qualche piccolo strumento per interpretare i disegni dei vostri figli, soffermandomi sul disegno della casa e della famiglia.

Gli elementi da valutare sono:
• Il foglio che rappresenta l’ambiente da esplorare:
• Se è completamente occupato dal disegno è indice di un bambino socievole ed estroverso, che ha fiducia in stesso, verso gli altri e verso situazioni sconosciute;
• Se il disegno travalica il foglio: il bambino vuole essere al centro dell’attenzione ed è poco riflessivo;
• Se è poco occupato dal disegno: il bambino è insicuro e introverso;
• Se il disegno è nella parte superiore: il bambino tende a rifugiarsi nella fantasia per sfuggire alla realtà;
• Se il disegno è nella parte inferiore: il bambino ha fin troppo i piedi per terra e potenzialità inespresse;
• Se il disegno è nella parte sinistra del foglio: il bambino ha paura del futuro e del mondo fuori casa;
• Se il disegno è nella parte destra del foglio: il bambino ha fiducia nel futuro e negli altri.

Il tratto
• Se regolare e sicuro, e vi è la prevalenza di linee curve rivela buone capacità di adattamento, fiducia verso gli altri, espansività, socievolezza, libertà di esplorare, determinazione;
• Se irregolare e incerto, prevalenza di tratti spigolosi e cancellature: rivela introversione, paura di rimproveri e di sbagliare, aggressività e ansia.

La pressione sul foglio:
• Se è debole indica sensibilità e timidezza; mentre se è forte indica irruenza, entusiasmo e grinta.

Colori:
• Caldi (rosso, giallo, arancione): preferiti da bambini estroversi, istintivi e curiosi;
• Freddi (blu, azzurro, viola): preferiti da bambini timidi, razionali e introversi;
• In equilibrio: verde (indica sia tranquillità che ribellione).

Questi elementi sono utili in qualsiasi disegno dei bambini, si rende poi necessario capire cosa disegna. Ogni rappresentazione ha importanza diversa. Per motivi di tempo e di spazio ho deciso di soffermarmi su due elementi: la casa e la famiglia.
La casa è un indice rappresentativo di come il bambino vive e costruisce la sua personalità. Dal disegno della casa è possibile ricavare informazioni sulle caratteristiche più profonde del bambino e del modo in cui vive l’atmosfera familiare.

Cosa osservare della casa?
• Le dimensioni:  una casa grande rappresenta l’estroversione, l’affettività, l’espansività. Una casa piccola è indice di timidezza, riservatezza, ma anche di raccoglimento.
• Il tetto: un tetto curato, ben fatto, con un camino da cui esce del fumo a nuvolette rappresenta un’atmosfera calda, accogliente. Si percepisce amore e armonia. Un tetto schiacciato o del fumo nero possono invece indicare un malessere vissuto nella famiglia.
• Le porte e le finestre: rappresentano la possibilità di comunicare con l’esterno. Una casa con delle belle finestre aperte rappresenta una famiglia che consente il dialogo, il rapporto con il mondo esterno. Delle finestre sbarrate possono evocare una prigione, un luogo da cui non si può uscire.

I bambini disegnano molto spesso la loro famiglia. Osservare i loro disegni può aiutarti a comprendere le relazioni tra i membri. Cosa osservare nel disegno della famiglia?
• L’ordine in cui vengono disegnati i diversi membri: il personaggio più valorizzato è disegnato generalmente per primo e, di solito, in modo più accurato.
• I rapporti tra i membri della famiglia: La vicinanza o la distanza tra i vari membri coincide con la vicinanza emotiva che il bambino percepisce. Se, ad esempio, disegna i due genitori vicini vuol dire che sente un’unione di coppia. Se nel disegno non è presente un fratellino, probabilmente sta cercando di dirti che è geloso di lui.
• L’eliminazione di alcuni membri: può indicare una certa rabbia del bambino nei confronti di quella persona. Se è il bambino a non essere presente nel disegno, significa che sta cercando di manifestarti un certo disagio all’interno della famiglia.

Come si può notare, osservare il bambino mentre disegna può darci un enorme aiuto per comprenderlo meglio, soprattutto laddove non arrivano le parole e proprio perchè il bambino attraverso il disegno comunica qualcosa, evitiamo di giudicarlo o influenzarlo, perché non solo rischieremmo di bloccare la sua vena creativa e il suo bisogno di sperimentare ma anche di farlo chiudere in se stesso.
Proviamo, invece, a farci raccontare ciò che ha disegnato, cerchiamo di capire cosa rappresenta un semplice scarabocchio dei più piccoli. Capire cosa ci sta raccontando con la sua “opera” significa entrare in contatto con il più piccolo entrando a far parte del suo mondo: quando un bambino ti mostra un foglio scarabocchiato, ti sta rivelando parte di se stesso.

(bibliografia di riferimento: Federici Paola, “ Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini”, FrancoAngeli, 2005; Crotti Evi, Magni Alberto, “Non sono scarabocchi”, Red Edizioni, 2002)